Saxifraga callosa

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Saxifraga callosa
Infiorescenza di Saxifraga callosa all'Università di Ghent.
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
OrdineSaxifragales
FamigliaSaxifragaceae
GenereSaxifraga
SpecieS. callosa
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseRosidae
OrdineRosales
FamigliaSaxifragaceae
GenereSaxifraga
SpecieS. callosa
Nomenclatura binomiale
Saxifraga callosa
Sm., 1791
Nomi comuni

Sassifraga calcarea

Saxifraga callosa (Sm., 1791) è una pianta appartenente alla famiglia delle Saxifragaceae, originaria degli ambienti alpini marittimi dell'Europa Occidentale (Italia, Francia)[1]. Cresce spontaneamente lungo dirupi e rocce calcaree e pertanto è anche nota come Sassifraga calcarea (in inglese limestone saxifrage).

È piuttosto diffusa sulle Alpi Apuane[2], dove rappresenta la variante di Sassifraga più comune, specialmente nei mesi estivi tra 400 e 2500 metri di quota,[3] ricoprendo i pendii rocciosi.

Esemplare di Saxifraga callosa.

Il suo nome latino è composto da due termini. Saxifraga deriva dalla composizione di sassum (forma volgare del latino lapis, ovvero 'pietra', 'sasso') e frango, dal verbo frangere ('rompere'). Letteralmente, dunque, è una pianta che "spacca i sassi" dal momento che cresce lungo pareti rocciose e calcaree e riesce ad incunearsi tra le rocce.

L'epiteto specifico callosa si riferisce invece al fusto spesso e alla superficie ruvida delle foglie.

I fusti possono raggiungere i 50–100 cm di lunghezza, con foglie basali punteggiate da secrezioni di carbonato di calcio (calcare). Le infiorescenze hanno una corolla formata da 5 petali bianchi spatolati, con qualche tenute tinta purpurea.

Le foglie sono larghe da 2–3 mm fino 7 mm, lunghe 5–9 cm.[3]

Raggiunge il suo massimo sviluppo dopo 2-5 anni.[4] Può sopravvivere fino a temperature di -15 °C.[4]

Usi come pianta officinale

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In passato si dice che le sue foglie fresche potessero curare rash cutanei e infezioni oculari, mentre con le stesse foglie essiccate si realizzavano tisane e infusi astringenti.

  1. ^ (EN) Saxifraga callosa Sm., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  2. ^ Gianni Bedini e Giuseppe Cataldi, Distribuzione e revisione sistematica di entità critiche del genere Saxifraga sulle Alpi Apuane, Pisa, 2006. URL consultato il 4 settembre 2021.
  3. ^ a b Fabio Frigeri, Escursioni Apuane - Sassifraga meridionale (Saxifraga callosa), su escursioniapuane.com, 22 novembre 2010. URL consultato il 28 settembre 2020.
  4. ^ a b Sassifraga meridionale, Saxifraga callosa, su ortosemplice.it, 1º maggio 2015. URL consultato il 28 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2021).
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia, vol. 3, Edagricole, Bologna, 1992.
  • F. Conti, G. Abbate, A. Alessandrini, G. Blasi, An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi editore, 2005.
  • M. Ansaldi, E. Medda, S. Plastino, I fiori delle Apuane, Mauro Baroni, Viareggio, 1994.
  • E. Ferrarini, D. Marchetti, Prodromo alla flora della regione apuana, Accademia Lunigianese di Scienze, La Spezia, 1994.

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